Hai un’impresa e ti serve un finanziamento a medio o lungo termine? Il prestito partecipativo potrebbe risolvere i tuoi problemi: ne parliamo in questo articolo che ti consigliamo di leggere.
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Prestiti partecipativi: cosa sono
I prestiti partecipativi sono finanziamenti pluriennali, in genere tra i 4 e 6 anni, destinati alle imprese (PMI) che hanno come obiettivo l’investimento per un piano di sviluppo: rinnovarsi, rendersi più tecnologiche e moderne, evolversi.
I prestiti partecipativi compaiono per la prima volta nella legge 317/1991 art. 35. L’offerta si è evoluta nel tempo per poter venire incontro alle diverse esigenze delle aziende.
La terminologia utilizzata per definire questa forma creditizia è dovuta la fatto che i soci dell’impresa vengono coinvolti nell’aumento di capitale proprio, partecipando al capitale di rischio, con impegno fideiussorio per il rimborso delle rate.
Chi può richiedere il prestito partecipativo
Il finanziamento partecipativo è rivolto esclusivamente a società di capitali, ovvero piccole e medie imprese (PMI), che sono in contabilità ordinaria e iscritte al registro delle imprese. Viene concesso unicamente per motivi di rilancio d’impresa, per questo il finanziamento è noto anche come “capitale per lo sviluppo” e rientra nella tipologia di “finanza innovativa”.
Non possono richiedere i prestiti partecipativi quelle aziende che operano nel settore del tabacco e delle armi, del gioco d’azzardo, tutte le attività che nuocciono all’ambiente e agli animali, il settore finanziario. Sono inoltre escluse le PMI che non siano in attivo, che siano in stato di liquidazione o di insolvenza nei confronti dello Stato.
Prestiti partecipativi: oneri finanziari
Pur essendo ad alto rischio, i prestiti partecipativi sono tuttavia flessibili in quanto gravano meno per le PMI in difficoltà mentre gli oneri risultano maggiori per le aziende in che hanno buoni rendimenti.
I tassi di interesse sono stabiliti in modo da evitare che le aziende ad alta redditività debbano pagare cifre onerose mentre quelle a basso reddito impediscano ai finanziatori di avere un profitto.
E’ proprio una prerogativa dei prestiti partecipativi che il tasso di interesse venga determinato attraverso particolari clausole che interessano sia la parte fissa che quella inerente il reddito d’impresa. I soci interessati possono inoltre concordare il rimborso delle quote, in modo da poter ricapitalizzare un po’ per volta l’impresa stessa.
Il costo generale del prestito partecipativo è dato dagli interessi stabiliti e dai costi amministrativi che sono simili a quelli di un mutuo.
Prestiti partecipativi: come funzionano
I prestiti partecipativi vedono come protagonisti 3 soggetti: l’istituto di credito, l’azienda e i soci. La società deve mettere da parte gli utili per il rimborso del prestito (conto “riserva per futuri aumenti di capitale sociale”) ma se non sono sufficienti, devono intervenire i soci versando la differenza in un conto speciale dedicato a questo (“versamento soci in conto futuri aumenti di capitale sociale”).
La somma che può essere concessa è al massimo il 100% dell’aumento di capitale previsto.
Prestito partecipativo: quali documenti servono?
Le modalità per richiedere un prestito partecipativo cambiano da regione a regione ma in generale, la documentazione necessaria è costituita da:
- conto economico
- bilancio degli ultimi 2 esercizi
- iscrizione alla Camera di Commercio
- lista affidamenti bancari e utilizzi correlati
- versamento spese istruttoria
- una relazione sulle attività dell’impresa e il programma di attività previsto
Il prestito è comunque soggetto a scrupolosa valutazione, specie in merito allo stato di salute aziendale.